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14 aprile 2020Il Fantasma di Pepper e gli spettacoli di proiezione della Royal Polytechnic Institution.
Londra, 24 dicembre 1862.
Nel teatro annesso alla Royal Polytechnic Institution viene rappresentato The Haunted Man, tratto dall'omonimo romanzo breve di Charles Dickens (Il Patto col Fantasma - 1848). Quando sulla scena appare il Fantasma citato nel titolo, questi ha proprio le sembianze del tipico fantasma vittoriano: pallido e vestito di un bianco sudario. Ma ciò che lascia sbigottiti gli spettatori presenti è che lo spettro appare semitrasparente e impalpabile, proprio come ci si aspetterebbe da un fantasma. E inoltre è capace di apparire e sparire in modo istantaneo.
E' la prima volta che viene utilizzato questo nuovo 'effetto speciale' che passerà alla storia col nome di Fantasma di Pepper, Pepper's Ghost. Il meccanismo del Pepper's Ghost è quello illustrato nell'immagine qui sopra. L'attore che interpreta il Fantasma si trova in realtà al di sotto del palco, nascosto al pubblico. E' illuminato da una luce molto forte proveniente da un comune proiettore e la sua immagine è riflessa sul palco da un grande vetro inclinato, non visibile al pubblico perché trasparente. Il fantasma così riprodotto può interagire con l'attore in carne e ossa che però può anche passarci attraverso.
L'effetto Pepper's Ghost è usato ancora oggi: ad esempio, nel 2014 venne utilizzato, in una versione tecnologicamente aggiornata, per 'riportare in vita' Michael Jackson alla cerimonia del Billboard music awards del 2014 (non si trattava di un ologramma, a differenza di quanto comunemente ritengono i fans di M.J.).
L'effetto Pepper's Ghost prende il nome da John Henry Pepper (1821-1900), all'epoca Presidente della Royal Polytecnic Institution. Pepper, in verità, si limitò a perfezionare un'idea che gli era stata presentata da un ingegnere di nome Henry Dircks e infatti il relativo brevetto fu presentato a nome di entrambi.
La gigantesca hall del Royal Polytechnic Institution in una preziosa lastra da proiezione dipinta a mano.
Lanternista, esperto dì ottica, inventore e divulgatore scientifico, la carriera di J. H. Pepper fu indissolubilmente legata alla Royal Polytechnic Institution, di cui fu presidente dal 1854 al 1872. Si trattava di un'Istituzione con sede in Regent Street, costituita nel 1838 da alcuni filantropi con lo scopo di istruire e divulgare conoscenze scientifiche a prezzi alla portata di (quasi) tutti. La hall e le annesse gallerie della Royal Polytechnic Institution ospitavano un gigantesco Gabinetto scientifico, macchine e attrezzi di ogni tipo, mostre di oggetti strani ed esotici. Tra le tante attrazioni, al prezzo di uno scellino era possibile effettuare un'immersione all'interno di una grande campana in un profondo serbatoio pieno d'acqua.
Ma più di ogni altra attrazione, ciò che soprattutto rese famoso il Polytechnic furono gli spettacoli di proiezione che vi avevano luogo. Nel teatro dell'Istituzione venivano utilizzati contemporanemante fino a sei proiettori, con la possibilità di ottenere complicati e mai più superati effetti di dissolvenza e di sovrapposizione delle immagini.
Sotto la direzione di Pepper, vennero inoltre collocati dietro lo schermo (alto otto metri!) vari accessori che servivano a produrre rumori di ogni tipo (vento, tuoni, cannonate, ruggiti di bestie feroci, etc.).
Altro aspetto che rendeva insuperabili gli spettacoli di proiezione del Polytechnic era la qualità artistica delle lastre da proiezione utilizzate. In un periodo in cui andavano affermandosi i metodi industriali di riproduzione, Pepper scelse di assoldare i migliori pittori professionisti per realizzare preziose pitture trasparenti su vetri in formato insolitamente grande (fino a 28 cm per lato). I temi trattati nelle proiezioni erano i più vari, ma i più apprezzati erano quelli che riguardavano paesaggi esotici, le grandi esplorazioni e gli adattamenti per lo schermo di romanzi e novelle famosi.
Quando nel 1882 la Royal Polytechnic Institution dovette chiudere i battenti, la sua collezione di lastre da proiezione venne messa all'asta e si disperse tra collezioni private, musei e istituzioni varie. Le immagini a bassa fedeltà oggi reperibili sul web non rendono certo il giusto valore a questi piccoli e preziosi capolavori.
Oltre alle dissolvenze, nelle proiezioni al Polytechnic non potevano mancare tutti gli accorgimenti via via inventati per animare le immagini, di grande richiamo per il pubblico dell'epoca: i cromatropi, il caleidoscopio da proiezione, l'eidotropio, ... Eccone due:
Il Coreutoscopio:
Il vetro animato Wheel of Life:
Per eventuali contatti: masaccio@tiscali.it
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